Leggete con attenzione e dateci la vostra opinione. Se manca qualcosa, se credete che sia il caso di aggiungere frasi o concetti fatelo presente. Abbiamo intenzione di inserire questi consigli all'interno di un libro informativo che consegneremo ai pazienti con da al primo incontro.
CONSIGLI PER GENITORI E PARENTI
Abbiamo gia detto che i genitori non sono responsabili del disturbo alimentare del figlio. D’altra parte è bene sottolineare che i loro comportamenti o le loro parole possono contribuire a mantenere il disturbo attivo fino a farlo cronicizzate, come possono aumentare le possibilità di guarigione. Il problema è che, spesso, per quello che noi definiamo “eccesso di affetto” – normale per chi ha un figlio con DA! – i genitori rischiano di avere un’influenza negativa. Per questa ragione riteniamo sia utile leggere attentamente i consigli che seguono e provare a seguirli al meglio delle possibilità, anche se, lo sappiamo bene, non è affatto semplice!
Fornire supporto emotivo nei momenti di crisi; usare delle frasi a “pappagallo” da ripetere quando se ne sente il bisogno (“sappiamo che non è facile” “apprezziamo molto il tuo sforzo per guarire”, “sappi che non sei sola”, “si tratta di una scivolata, non preoccuparti, ripartiamo!”).
Interrompere le critiche sul comportamento alimentare del paziente; questa è la parte più difficile di tutte, ma una delle più importanti. È fondamentale che nessuno, amici e parenti, commenti in alcun modo (parole, movimenti, posture, espressioni del volto, ecc) il comportamento alimentare della ragazza! Bisogna ricordare che i pensieri e i comportamenti del paziente con disturbo alimentare sono dettati dalla malattia che non li rende ne liberi ne lucidi di pensare e agire. Dunque, il tentativo di modificare questi pensieri e questi comportamenti con rimproveri, critiche, o peggio con la forza, non solo non è utile, ma contribuisce a rinforzare la malattia.
Cucinare e preparare i pasti; quando il paziente segue una alimentazione pianificata e meccanica gli viene insegnato ad avere controllo su ciò che mangia e che il cibo è una medicina da prendere nei giusti tempi e nelle giuste dosi. Chi si occupa della cucina deve assicurarsi che le dosi previste dal programma vengano rispettate alla lettera! Se non ci si sente di prendersi questa responsabilità è bene comunicarlo immediatamente in modo da trovare delle soluzioni alternative. Ricordate che questa strategie è una delle più importanti della terapia, seguirla bene o male può significare guarire o no dal disturbo.
Aiutare il paziente a gestire l’impulso ad abbuffarsi; aiutare il paziente a distrarsi quando sente l’istinto di abbuffarsi, fare con lui una passeggiata, coinvolgerlo in qualche attività piacevole, magari aiutarlo a mangiare una quantità di cibo normale.
Evitare conversazioni centrate sul disturbo; qualunque conversazione che ha come riferimento, diretto o indiretto, il peso l’alimentazione o la forma del corpo, va immediatamente sospeso. Almeno finché il paziente non sarà abbastanza abile da gestire questa situazione. In casa, non si dovrebbero tenere riviste di moda o che parlano di alimentazione e diete. Allo stesso modo nessun familiare che vive con in casa con chi ha un disturbo alimentare dovrebbe seguire un programma dimagrante.